Seconda parte
Dallo statuto comunale del 1465, emergono notizie in merito alle fontane di Asciano: “… che nissuna persona abbererare bestia possa nelle fonti, cioè in nella fonte della mulina et in nella fonte della Copparia ….”. Il fatto di vietare l’abbeverarsi alle fonti ci rende subito chiaro il loro l’utilizzo, l’approvvigionamento dell’uomo a quelle sorgenti d’acqua. Quindi prima dell’anno 1470, ovvero la data di inizio lavori per la fontana di piazza del Grano, queste erano le due fontane esistenti; una in prossimità del mulino e presupponiamo trattasi del mulino della Comunità, fuori piazza del Grano agli inizi della strada del Castellare, l’altra in Copparia ossia come risulta dalle mappe del Catasto Leopoldino, l’attuale zona di via Bartolenga.
Ma appena sei anni più tardi, nel 1471, sempre nello statuto comunale troviamo: “… non si possono abbeverare le bestie nelle fonti nuove di Asciano, o sporcare in altro modo dette fonti, cioè quelle della pieve e di Mercatale.”. La citazione delle fonti nuove (al plurale) ci indica che in questi sei anni sono state costruite due fonti, cioè quella della pieve (si intende di S. Agata) vale a dire la fontana della Piana (come la chiama due secoli dopo il Gherardini) e la fontana di Mercatale, cioè la fontana di piazza del Grano, nella piazza del mercato.